Contatti

Altre informazioni su Facebook digitando FRANCOBASSOfranklow

martedì 24 dicembre 2024

IL NUOVO RACCONTO DI NATALE

 

           L’importanza di chiamarsi Ernesto 

 

   Viviamo un tempo oscuro, si dice che siamo prossimi alla fine del Kali yuga, le menti svaporano tra deliri di potere e miraggi di criptovalute…e intanto le guerre si moltiplicano mentre le farfalle impazzite di ormai vecchie teorie producono cataclismi a distanza e tzunami, ma non sembra che tutto questo abbia delle conseguenze. Vengono solo spesi fiumi di parole che confondono ulteriormente i poveri followers. Assistiamo ad un brutto film che sembra non coinvolgerci. Siamo circondati da falsi profeti, ma una cosa è certa: gli dei ci hanno abbandonato, se ne sono andati, disgustati da quello che hanno creato. Non ci resta dunque che guardare in noi stessi, siamo un granello di sabbia scosso dalla tormenta, cerchiamo rifugio nella nostra identità, nella nostra storia, una radice alla quale aggrapparci e quando arrivano le grandi ricorrenze siamo toccati da qualcosa che non riconosciamo.

   Questo sta pensando Ernesto mentre, per sfuggire al freddo pomeriggio della vigilia di Natale, si trova di fronte al caminetto acceso a studiare le fiamme che fanno brillare la stanza. Fuori nevica da parecchie ore e lui solo soletto sta rannicchiato in poltrona, tra sbalzi di umore, a fare svolazzi concentrici che mettono a dura prova la sua fedele Peterson.  

   Da tempo vive in questa remota campagna che ha eletto a buen retiro per sfuggire ad un’esistenza frenetica che più non gli appartiene. Inizialmente entrare in quel mondo non è stato facile perché la gente del posto diffidava degli estranei, ma poi, piano piano, la sua presenza ha assunto un ruolo particolare in quella comunità, grazie anche ad alcuni episodi che lo hanno fatto diventare una specie di mascotte: l’anziano barbuto, sempre sorridente e pronto a fornire il consiglio che rasserena, nonché testimone del mondo esterno, della Grande Città dalla quale proviene.

  

   E ora è lì che ripensa ai Natali passati e ai propositi fatti, ma che la sorte ha spesso vanificato, e lui lo sa bene. Ed ecco che il suo almanaccare corre ad altri fuochi, i falò della sua giovinezza e ad un tratto ha sulle labbra una frase di allora: we be of one blood, thou and I, che gli riapre un mondo favoloso e il suo misterioso potere.

   Fuori sta calando la sera, Ernesto si fa sulla soglia, i fiocchi di neve si sono fatti più radi, la strada è percorsa da un tappeto di cristalli che brillano alla luce dei lampioni, Ernesto solleva una mano e ne afferra uno che sta vagando nell’aria gelida, e al breve contatto si scioglie subito.  Ma ecco che viene distratto da una serie di voci e canti che si avvicinano rapidamente.  Provengono da un gruppo di persone che compaiono da una svolta e agitano delle torce, in mezzo a loro ci sono diversi bambini saltellanti e gioiosi. Appena vedono Ernesto cominciano a corrergli incontro e lo avvolgono nel loro entusiasmo, finché l’intero gruppo non sciama raggiante in casa sua  dove trova una scena da sogno. Oltre ad un grande albero riccamente addobbato dai più svariati ninnoli argentati, c’è una lunga tavola imbandita di prelibatezze in attesa di essere assaggiate, il camino continua ad irradiare luce e calore, e naturalmente in un angolo c’è una montagna di scatole variopinte che promettono meraviglie. Adesso i più piccoli sono tutti appesi ad Ernesto lanciando le richieste più improbabili, ma lui sorridente li invita a prendere posto e a pazientare. E così, quando tutti i convenuti si sono stipati  in quella grande stanza, Ernesto baloccandosi un po’ con la sua pipa decide che è il momento di raccontare una storia. Prende un vecchio libro rilegato dalla mensola e comincia a scorrere le pagine in cerca di quella giusta, mentre i bambini silenziosi non hanno occhi che per lui, ma improvvisamente cambia idea e decide di non leggere. Inizia così a raccontare:

   ̶  Era una notte tranquilla nella giungla, e le stelle brillavano come diamanti nel cielo scuro. Mowgli, il ragazzo della giungla, sedeva accanto al fuoco con i suoi amici animali: Baloo l’orso, Bagheera la pantera e Kaa il serpente. Anche se non conoscevano il Natale come gli uomini del villaggio, sentivano che quella notte era speciale.

   Baloo, con la sua voce profonda e rassicurante, iniziò a raccontare una storia che aveva sentito dagli uomini: una storia di un bambino nato in una stalla, circondato da animali, che portava pace e amore nel mondo. Mowgli ascoltava attentamente, affascinato da quella storia di speranza e unità.

   «Questa notte,» disse Baloo, «dobbiamo ricordare che siamo tutti parte della stessa giungla, della stessa terra. We be of one blood, thou and I

   Gli animali annuirono, comprendendo il significato profondo di quelle parole. Decisero di celebrare quella notte in modo speciale. Bagheera, con la sua agilità, raccolse frutti e bacche dai rami più alti degli alberi. Kaa, con la sua saggezza, raccontò storie antiche della giungla, storie di amicizia e coraggio. E Baloo, con la sua forza, costruì un grande fuoco per tenere tutti al caldo.

   Mowgli, con il cuore pieno di gioia, cantò una canzone che aveva imparato dagli uomini del villaggio. Gli animali si unirono a lui, creando una melodia armoniosa che risuonava nella giungla. Anche gli animali più timidi, come i cervi e gli uccelli, si avvicinarono per ascoltare e partecipare alla celebrazione.

   Quella notte, la giungla era un luogo di pace e amore. Gli animali, grandi e piccoli, si sentivano uniti come mai prima d’allora. Capirono che, nonostante le loro differenze, erano tutti parte della stessa famiglia, della stessa giungla. E così, sotto le stelle scintillanti, celebrarono il Natale, ricordando sempre le parole di Baloo: We be of one blood, thou and I.

   Per un istante il silenzio sembra avere la meglio, ma ecco che Ernesto alzando le braccia esclama:

   ̶  Anche noi possiamo farlo, bambini!  ̶  ormai preso dal suo ruolo di Babbo Natale del villaggio.

                                 

                                                                       Franco Basso